Reazioni psicosomatiche a scuola: come aiutare il bambino?

Reazioni psicosomatiche a scuola: come aiutare il bambino?

La scuola è da poco ricominciata e sono già tanti i bambini che per diversi motivi si ritrovano a dover fare i conti con le classiche reazioni psicosomatiche “da stress”.

Stiamo parlando dei frequenti mal di testa, dei disturbi gastrointestinali ed a volte anche cutanei che compaiono in particolari momenti e situazioni fonti da ansia e tensione. E’ molto importante non sottovalutare tali segnali archiviandoli come scuse per non partecipare a determinate attività o alibi per giustificare una certa mancanza. I disturbi psicosomatici sono l’espressione fisica di un disagio emotivo, in quei particolari momenti i bambini avvertono realmente il dolore che lamentano, ed hanno bisogno di sensibilità e particolare cura da parte di genitori ed insegnanti.

In caso di bambini che frequentemente lamentano tali disagi, è opportuno che la famiglia e gli insegnanti stringano una collaborazione  mirata all’individuazione del problema scatenante e, successivamente, alla pianificazione di soluzioni e prassi che aiutino il bambino a stare meglio.

In particolare, molto importante è l’osservazione della quotidianità del bambino e la raccolta di impressioni ed annotazioni circa eventuali segnali che in qualche modo sembrino preannunciare tali manifestazioni di disagio, riflettendo anche sulla loro frequenza e ricorrenza.

Ecco alcune domande utili a focalizzare l’attenzione sugli aspetti essenziali:

 

  1. Quanto sono frequenti tali reazioni e quali segnali il bambino ci fornisce in precedenza?

Questa prima domanda è utile per iniziare a capire se la situazione richiede un intervento specifico da parte della scuola e dei genitori, auspicabilmente in collaborazione con un consulente specializzato (pedagogista, psicologo, etc). Se tali disturbi si verificano frequentemente, e sono preceduti dai medesimi segnali di disagio, in assenza di ulteriori patologie mediche che potrebbero spiegarli, è il caso di iniziare ad elaborare un progetto di aiuto.

  1. La reazione psicosomatica è legata ad un particolare evento ricorrente?

Può trattarsi ad esempio di una materia in cui ha particolari difficoltà, un’insegnante con cui sente di non avere un buon feeling, il giorno di una particolare verifica o interrogazione, o l’approssimarsi di un determinato momento della routine scolastica come ad esempio l’intervallo.

  1. Il bambino è ben inserito nel gruppo dei pari? Ha dei rapporti di amicizia privilegiati con alcuni compagni?

Se così non fosse, dovrà essere cura degli insegnanti proporre attività che agevolino gli scambi amicali e la reciproca conoscenza in un’ottica di rispetto e coesione. Da parte dei genitori, sarà invece importante organizzare occasioni di socializzazione positiva con i compagni di classe maggiormente affini al bambino e via via con tutti gli altri, organizzando pomeriggi di studio a casa, e, perché no, piccole feste a tema ed eventi in cui i bambini si possano divertire e possano far emergere aspetti della loro personalità che a scuola sono maggiormente inibiti.

  1. Sta vivendo un momento di passaggio particolare in ambito familiare?

Tali manifestazioni infatti potrebbero essere una reazione ad alcuni cambiamenti che richiedono un grande sforzo emotivo per essere accettati ed interiorizzati, esempio l’arrivo di un fratellino, la separazione dei genitori, la perdita di un parente, oppure cambiamenti importanti nelle sue abitudini quotidiane.

  1. Si sente compreso ed apprezzato dagli insegnanti?

Può accadere che disagio nasca dal non sentirsi riconosciuto nel proprio impegno, nella propria individualità, nelle proprie potenzialità ma anche debolezze, e che il bambino non percepisca un’affettività da parte degli insegnanti, ovvero il fatto che loro tengano a lui ed alla sua buona riuscita anche da un punto di vista affettivo. Bambini particolarmente sensibili possono soffrire molto per l’assenza di tale elemento nella relazione con i propri insegnanti, l’aspetto affettivo dovrebbe sempre essere tenuto presente come elemento fondamentale di una buona didattica, capace di incentivare l’impegno nello studio ed il benessere emotivo degli studenti.

 

Una volta individuati gli elementi scatenanti, sarà importante stendere un piano d’azione che porti il bambino a sentirsi accolto e supportato nella gestione di tale difficoltà, aiutandolo a far fronte con maggiore serenità alle situazioni che gli incutono ansia grazie ad un percorso di riflessione sulle proprie risorse e capacità personali, e modificando, dove è possibile, la sua routine da un punto di vista pratico, secondo le sue necessità.

Anche in questo caso emerge l’importanza della collaborazione tra famiglia e scuola, arricchita, quando necessario, della presenza di terze figure professionali che guidino l’intervento di aiuto diretto al bambino e forniscano nuove prospettive di osservazione ed azione.

Per ulteriori informazioni non esitare a contattare lo Studio Harmoghè, io sono la dott.ssa Alessandra Ceppitelli e risponderò volentieri alle tue richieste.

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